La Chiesa di San Leucio Martire

Spostandoci da Largo Crocefisso a Largo Chiesa passiamo a parlare del principale edificio religioso di Felline, la chiesa di S. Leucio.

Geograficamente è situata ad ovest dell’abitato di Felline, dove ha pure il prospetto principale e l’ingresso.
E’ delimitata nei confini nord, sud ed ovest con largo Chiesa e ad est con un vicolo cieco molto stretto denominato “Porticella” perché anticamente costituiva uno dei piccoli ingressi nel paese. La facciata ovest ha un’ampia porta d’ingresso con ai lati due colonne di stile romanico, di aspetto alquanto tozzo e con il fusto abbondantemente logorato dal tempo. Il portale è sovrastato da un’ architrave a rilievo su cui si appoggiano tre figure: la Vergine al centro e due probabili figure di angeli offerenti sui due lati.

L’interno, attualmente, si presenta come un gioiello artistico tutto soffuso di un bel barocco di scuola napoletana del tardo ‘700. Nel corso dei secoli è stata rimaneggiata diverse volte, per cui come la vediamo noi oggi, è il risultato degli ultimi lavori effettuati verso il 1730, se è vero che nel 1732, il Vescovo di Nardò Mons. Sanfelice, visitando la suddetta Chiesa, la trovò piena di cemento, legno e pietre a causa del plastico che in essa si stava costruendo.

Fino a tutta la prima metà del 1600, oltre quello maggiore e principale, trovavano spazio gli altari di Sant’Oronzio, San Giuseppe, SS. Trinità, San Michele, San Giovanni Battista, San Nicola, San Marco Evangelista. Mons. Orazio Fortunato nel 1679, si accorse che lo spazio della Chiesa era molto ristretto a causa della moltitudine degli altari per cui decretò: “che tutti si riducessero a cinque, cioè quattro distribuiti ordinatamente nei lati della Chiesa e, con l’altare maggiore * in capite *, formino in tutto cinque …”. Fu la sistemazione ultima e definitiva degli altari, per cui oggi la Chiesa si presenta al visitatore in questo modo: Sul lato destro, entrando, si trovano gli altari di San Giuseppe e di Sant’ Antonio di Padova, protettore di Felline. Sormontano gli altari due tele, delle quali una rappresenta il sogno di S.Giuseppe e l’altra una scena della vita di S. Antonio.

Di fronte, vi è l’Altare Maggiore, tutto in marmo policromo di Carrara, vero gioiello di arte napoletana.
Una pala, pure di marmo, si erge sull’altare e fa da cornice ad una tela fiamminga raffigurante la Cena del Signore. Anche la Balaustra, che delimita il presbiterio, è realizzata con blocchi di marmo pregevolissimo e forma con l’altare un tutt’uno architettonico pieno di gusto e di grazia.

Lo stesso Mons. Fortunato, nella citata visita del 1679, mise in evidenza il largo contributo della duchessa Giulia Beltramo per il decoro della casa di Dio: “La Chiesa Parrocchiale è dedicata sotto il patrocinio di San Leucio Martire e la sua struttura, anche se non è troppo grande, tuttavia è sufficiente alla capacità del popolo ed è in qualche modo bella e costruita con cura: convenientemente ornata con le elemosine e la pietà del popolo e, segnatamente, per la carità della Duchessa”.

Continuando, sul lato sinistro, si trovano l’altare di San Michele, detto pure delle Anime e quello della Madonna del Rosario, entrambi in stile barocco, ma quest’ultimo molto più ricco e più antico del primo.
Due grandi tele, di pregevole fattura, sovrastano gli altari: una rappresenta San Michele Arcangelo, che si vuole sia di Giovanni Andrea Coppola, databile nella prima metà del XVII secolo, e l’altra, la Madonna del Rosario di Pompei, attribuita a Gian Domenico Catalano, maestro del Coppola, databile alla seconda metà del XVI secolo.

La stupenda realizzazione dell’opera merita la nostra attenzione: la Vergine con bambino in trono, che ovviamente domina la scena, benedice uno stuolo di personaggi, una vera e propria corte nobiliare, disposta sui fianchi del trono. Sulla sinistra tra le figure maschili, in primo piano individuiamo San Domenico di Guzman, riconoscibile dal vestiario e dal giglio nella mano destra. Dietro di lui c’è Papa Pio V, il Doge di Venezia Sebastiano Venier e Don Giovanni D’Austria. Essi, promotori della Lega Santa contro la minaccia espansionistica turca, sono i tre artefici della vittoria che le galere cristiane riportarono a Lepanto contro la flotta militare dell’esercito Ottomano nel 1571. A destra invece Santa Teresa d’Avila e dietro figure femminili di corte tra cui potremmo individuare anche la consorte di don Giovanni d’Austria. Nella parte sovrastante la scena centrale si individuano delle formelle che riproducono le scene di vita e della passione di Gesù Cristo. Lo schema compositivo dell’opera è in piena coerenza con le immagini delle maestà in trono del XVI-XVII secolo e viene riproposto dallo stesso catalano nella Chiesa Parrocchiale di Taviano. Le varie formelle disseminate sui muri laterali sono arricchite con tele che, presumibilmente, appartengono tutte a Saverio Lillo da Ruffano, vissuto tra il 1734 e il 1786. Di esse nove raffigurano gli apostoli: S. Mattia, S. Bartolomeo, San Giacomo Minore, S. Filippo, S. Andrea, S. Giovanni, S. Giuda Taddeo, S. Tommaso e San Pietro.Le altre: la Visita di Maria a S. Elisabetta, la Madonna del Carmine, la Natività di Maria Vergine, la Presentazione di Gesù al Tempio, l’eccidio dei Martiri d’Otranto.

Di particolare interesse è anche il pulpito in pietra (XVIII secolo) con lo stemma di Felline e sorretto da un’aquila ad ali spiegate, simbolo evangelico legato al culto di San Giovanni.

Testo di don Giovanni Cartanì e aggiunte personali (tratte soprattutto dagli studi del prof. Ciriolo).